Pagina Facebook

Tarassaco

Si trova ovunque: nei prati, ai bordi delle strade, nelle radure dei boschi. E, a partire dall’ufficiale «tarassaco», cambia nome secondo latitudine come muta il tempo in primavera, la sua migliore stagione. E allora sia soffione, girasole dei campi, insalata matta, dente di cane, pisalét, pisacàn, brusaoc. Infatti, quando è matura, la palla rotonda dei suoi semi assume virtù divinatorie e se una ragazza, tenendola con la mano sinistra, vi soffierà sopra e tutti i semi voleranno al vento, allora l’amato ricambia, il matrimonio sarà felice.
Se invece ne resteranno alcuni, quelli saranno gli anni che separano dall’amore; se ne resteranno molti sarà meglio cercarne uno nuovo - ma, soprattutto, mai fare con quei fiori un bouquet: i presagi sarebbero neri. Se invece lo si soffierà addosso a qualcuno, più semplicemente bruceranno gli occhi. Al momento della fioritura i campi sembrano una coltivazione, in formato ridotto, di girasoli; se mangiati in abbondanza le sue virtù purificanti e diuretiche si faranno vivacemente sentire. Le foglie, lunghe e seghettate, assomigliano alla dentatura del cane, la sua struttura è composta in una stretta impalcatura protettiva di un verde intenso, appena cangiante attorno al breve stelo del fiore: sono un’opera d’arte vegetale.
Le foglie si raggruppano in una rosetta che, ammansita dall’ultimo gelo dell’inverno, scalzata con un coltello per coglierne anche la radice bianca, va poi mangiata cruda, per esaltarne le virtù depurative, tanto più necessarie sul finire della stagione invernale e del tempo dei cibi ricchi e grassi.
E tuttavia il tarassaco ama il lardo, la pancetta abbrustolita, l’aceto caldo di vigoroso vino rosso: smorzatene l’ardore mescolando con patate lessate calde, arricchitene il sapore con noci, uova sode, crostini di pane bruschettati. Si coglie tutto l’anno e, pianta generosa, si usa tutta. Spiccata al mattino, si vuole sia meno amara; passata la primavera, va sempre bollita o cotta a vapore.
Sarà comunque un pieno di vitamine, sali minerali, ferro, magnesio, potassio. Seccatene le foglie, legate a mazzo e a testa in giù, in un sacchetto di carta appeso sotto un portico arieggiato: le aggiungerete ai vostri migliori minestroni.
Le radici serviranno per decotti disintossicanti; i boccioli vanno colti giovani, lavati, fatti cuocere qualche minuto in aceto di vino bianco salato, asciugati bene e messi sott'olio in un vaso ermeticamente chiuso: sono deliziosi assieme a manzo e gallina bolliti, con la faraona arrosto. Infine, se amate il miele dal sapore intenso, amaro, appena vinoso, con profumo di camomilla, è probabile che quelle api siano state anch’esse golose dei fiori gialli del pisacàn.

Insalata di tarassaco, valeriana e uova

Girasoli (tarassaco) grammi 100
Valeriana grammi 50
Uova di quaglia sode 4
Gherigli di noci 6
Sale
Olio extravergine di oliva 2 cucchiai
Aceto di mele qualche goccia

Tarassaco in Insalata

300 gr di foglie di tarassaco, 100 gr di lardo,aceto,sale

Scegliete le foglie più tenere di tarassaco, fate soffriggere il lardo a dadini e quando sarà sciolto aggiungete aceto e sale.

Condite con questo il tarassaco crudo pronto da mangiare!